I Beati Benigno e Giovanni di Orte

Di questi due santi concittadini, glorie dell'Ordine Serafico e della chiesa, avemmo occasione di parlare diffusamente l'anno scorso (Bollettino Diocesano n.3 anno 1925), allorché volemmo fare delle ricerche storiche intorno ai medesimi, per illustrare le loro figure e la loro vita. Nessuno infatti, prima di noi, nello spazio di circa quattro secoli, aveva mai pensato di far conoscere al nostro popolo i Beati, i quali perciò erano pressoché sconosciuti ai più, poiché le notizie che di Essi si avevano, erano molto incerte e frammentarie ( il Ralli ne fa menzione né <<Cenni storici di Orte>>). Solo l'anno passato ci fu possibile avere larghe notizie, ed a proposito del Beato Benigno, da un illustre scrittore francescano di Palermo, il P. Agostino Gioia dei Minori, rivendicando anche, attraverso una gentile corrispondenza polemica col medesimo, la cittadinanza ortana del Beato suddetto.

Il Benigno infatti, visse quasi tutta la sua vita a Palermo nel convento della Gancia (S. Maria degli Angeli) e nella Sicilia, dove svolse la sua benefica opera, specie specie per la erezione di molti conventi dell'ordine e per cui fu nominato: Terzo fondatore della Provincia di Sicilia. Forse per tali ragioni fu ritenuto da molti storici francescani della Sicilia, nativo di Palermo. Lo sbaglio però appare evidente, tanto più che si è voluto dare al Beato il cognome di <<Romano>>, mentre <<Romano>> fu certamente chiamato per indicarne la provenienza dalla provincia romana. Il Gonzaga, il Wadding, il Fontanini, il Casimiro da Roma, Il Moroni ed altri affermano che il Beato era nativo di Orte; e specialmente il Leoncini che dice pure che il medesimo, insieme al Beato Giovanni, vestì il saio francescano per devozione a S. Bernardino da Siena.

Ci piace comunque ricordare qualche brano della biografia del Beato Benigno, riportata di recente (P. Agostino Gioia. Lo Minoritica provincia di Val Mazzara sotto il titolo dell'Immacolata Concezione - Palermo 1925 - p. 211 e seg.) pubblicazione interessantissima del P. Gioia, inviataci gentilmente dall'autore medesimo, e dove apprendiamo che il Beato fu veramente insigne per lo spirito profetico e per i molti miracoli operati ancora vivente.

Fu carissimo, dice il P. Gioia, all'imperatore Carlo V, il quale, venuto a Palermo quando nel 1537 ritornava vittorioso da Tunisi, volle conoscerlo e si trattenne con lui familiarmente raccomandandosi alle sue orazioni, ed ebbe dal servo di Dio predette tante cose che poi si avverarono. Si racconta che una volta il sullodato sovrano lo trovò mesto e piangente ed interrogato del perché, abbia risposto:<<Signore, mi hanno rubato la zappa e non posso ora attendere a coltivare l'orto dei poveri frati...Se mi facesse la carità di un'altra zappa...Carlo sorrise alla richiesta del Beato e gli donò una zappa d'argento che in memoria di benigno e dell'Imperatore, si conservò per molti anni, finché i superiori la convertirono in alcuni calici ed incensiere per la chiesa e il culto divino. Nota il P, Gioia che sopra l'incensiere e la navicella sormontava una zappa in memoria della provenienza, e che l'uno e l'altra di artistica fattura, servirono in chiesa nelle grandi solennità e dal 1866 si trovano al Museo Nazionale di Palermo.

Protetto visibilmente dal cielo e dopo una vita colma di eroiche virtù e meriti inestimabili, il Beato Benigno si addormentò nel Signore il 26 marzo circa l'anno 1544, lasciando fama di segnalatissima santità.

Ai funebri rintocchi della campana che ne annunciava la morte, il popolo palermitano si riservò nella chiesa, dove per tre giorni la salma venerata rimase esposta, mantenendosi sempre fresca e vegeta come se fosse un uomo vivente. Tutti vollero vedere e venerare le spoglie gloriose, né poté impedirsi loro vedere e venerare le spoglie gloriose, né potè impedirsi che l'abito, tagliuzzato a pezzetti, fosse diviso quale reliquia; e giacché ognuno voleva di quei minuzzoli, il cadavere dovette rivestirsi per ben tre volte. Il suo corpo giace nella chiesa della Gancia in Palermo: sulla tomba si legge questa iscrizione:

HIC JACET

CORPUS B. BENIGNI ROMANO

CIVIS PANORMI

VIXIT ANNOS LXX

ET TEMPORE CAROLI  V IMPERATORIS

MULTA PRAEDIXIT

ET MULTIS MIRACULIS CLARUIT

È ricordato nel necrologio francescano sotto la data del 26 Marzo con questo elogio:<< Panormi in Sicilia Beati Benigni Romani confessoris vita et spiritu prophetico insignis>>.

È tenuto molto in considerazione non solo a Palermo ma anche in molte parti della Sicilia e specialmente a Trapani dove si conservano alcune sue reliquie. Poche notizie si hanno del Beato Giovanni. Nel necrologio dei Minori si legge di lui:<< III Februarii - Romæ Beati Ioannis ab Hortis confessoris magnæ sanctitatis viri>>. In una nota al necrologio è detto :<<Nato in Orte, eresse come splendidissimo faro; giunto fino alla perfezione della vita, morì in Roma presso il Convento di Aracoeli, crica l'anno 1523>>.

Speriamo che dentro l'anno francescano possa effettuarsi il nostro ardente voto; di vedere cioè, posti alla pubblica venerazione, in una nostra chiesa, le effigi dei due Beati, affinché nei temporali e spirituali bisogni possano gli ortani, rivolgere a Loro i pensieri e le preghiere.